Giotto in Santa Croce. Le cappelle Bardi e Peruzzi




Il famosissimo pittore fiorentino Giotto di Bondone, per quel che riguarda Firenze, realizzò la “Madonna di Ognissanti”, il dipinto di Santo Stefano, il campanile di Santa Maria del Fiore ma quello che c’interessa fa parte del complesso architettonico della Basilica di Santa Croce.

Nel 1318, secondo le testimonianze di Ghiberti, Giotto cominciò a dipingere quattro cappelle ed altrettanti polittici per quattro diverse famiglie fiorentine : la Cappella Bardi (Vita di San Francesco), la Cappella Peruzzi (Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista più il polittico con Taddeo Gaddi), e le perdute Cappelle Giugni (Storie degli Apostoli) e Tosinghi Spinelli (Storie della Vergine). Di queste cappelle tre erano situate nella zona alla destra della cappella centrale e una in quella alla sinistra: restano solo le prime due a destra: ossia le Cappelle Bardi e Peruzzi.

La Cappella Peruzzi fu commissionata da una ricca famiglia di banchieri e mercanti e fu affrescata in una fase avanzata della sua carriera, verso il 1318. Presenta gli affreschi della Vita di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista e la sua particolarità e data dalla suggestiva realizzazione degli edifici e delle architetture del tempo dilatati in prospettive che continuano anche oltre le cornici delle scene fornendo un'istantanea dello stile urbanistico del tempo di Giotto. Lo stato di conservazione attuale è fortemente compromesso dai diversi fattori succedutisi nel tempo, ma ciò non impedisce di vedere la qualità delle figure realizzate con un attento uso del chiaroscuro.  

Annuncio a San Zaccaria (Cappella Peruzzi)





Banchetto di Erode (Cappella Peruzzi)
Prova del fuoco (Cappella Peruzzi)





Nella stessa chiesa, circa dieci anni dopo Giotto affrescò anche la Cappella Bardi: in totale le cappelle affrescate da Giotto erano quattro, ma come già detto solo queste due ci sono pervenute. 
Nella cappella Bardi, sono raffigurati gli episodi della Vita di San Francesco e alcnune figure di Santi francescani. Fu recuperata nell’ottocento poiché venne imbiancata completamente nei primi del settecento a seguito della ristrutturazione della chiesa, dove alcuni dipinti vennero distrutti per fare spazio a due monumenti funebri. Quelli ricoperti, furono rinvenuti successivamente da Gaetano Bianchi nel 1849, e definitivamente ripristinati nel 1958 ma è interessante notare le differenze stilistiche con l'analogo ciclo assisiate di più di 20 anni prima, a fronte di un'iconografia praticamente identica. Qua Giotto preferì dare maggiore importanza alla figura umana, rispetto a quella architettonica accentuandone soprattutto i valori espressivi, notevoli soprattutto nella raffigurazione dei due confratelli che si disperano davanti alla salma distesa, con gesti ed espressioni incredibilmente realistici. Le composizioni sono molto semplificate ed è la disposizione delle figure a dare il senso della profondità spaziale. E’ molto significativa la composizione della scena della Prova del fuoco, dove il sultano è posto su un trono al centro e ricorda alcune solenni maestà di artisti quattrocenteschi. Al suo interno, a differenza dell’altra è ospitata anche una vetrata disegnata da Jacopo del Casentino che però proveniva dalla vicina Cappella Velluti. 

Stimmate di San Francesco (Cappella Bardi)
Conferma della Regola (Cappella Bardi)
Funerali di San francesco (Cappella Bardi)